Le massime cariche degli Stati più influenti del mondo, attualmente riunite in Messico, a Los Cabos, per il meeting del G20, stanno, come previsto da alcuni, ridimensionando la politica improntata all’austherity che sembrava essere l’unico rimedio alla crisi.

Nel draft della dichiarazione conclusiva, il meeting sentenzia che l’organismo orienterà il suo impegno alle misure di crescita e di creazione di posti di lavoro, cercando inoltre di regolare i rapporti fra debito pubblico e privato.

Tra le prime misure concrete, i capi di Stato e di governo dei “20” hanno deciso di aumentare di 450 miliardi la liquidità dell’Fmi, in modo da creare una sorta di barriera o “firewall” che sia in grado di fronteggiare le crisi di debito. Christine Lagarde, il direttore generale del Fondo, ha assicurato che il denaro potrà essere utilizzato come “piano d’emergenza” per arrivare ad una soluzione delle crisi di tipo finanziario. L’Italia ha preso parte al disegno con una partecipazione di circa 30 miliardi.

Al presidente americano Obama, che invoca misure drastiche e rapide per attenuare la crisi finanziaria e tornare a crescere, replica il presidente della Commissione Ue, Barroso, che sostiene che la crisi attuale sia americana d’origine e addita come primi colpevoli gli istituti finanziari di Washington. Mario Monti gli fa eco, aggiungendo che nessuno può ritenere che la fonte degli squilibri economici sia l’Ue.

Nel frattempo, a tenere banco in Europa sono ancora i casi specifici di Grecia e Spagna. Dopo il rifinanziamento di Bankia e degli altri istituti spagnoli, il ministro delle Finanze iberico de Guindos ha tranquillizzato gli investitori, assicurando che la Spagna è solvibile. Il risultato elettorale greco, invece, accontenta un po’ tutti i grandi leader del G20, ad iniziare da Obama, il quale parla di  “prospettive positive”. Angela Merkel, tuttavia, continua a fare fronte unito contro l’allentamento del memorandum di cui è oggetto Atene, adducendo che le riforme concordate a livello comunitario non possono essere disattese.

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