In pochi giorni una nota banca americana, la Bear Stearns, si dichiara quasi sull’orlo del fallimento, vittima eccellente della crisi dei mutui subprime. Dai conti della banca emergono passività intorno ai 30 miliardi di dollari.

La situazione è drammatica, la Fed (Banca Centrale Americana) si muove nell’ottica del salvataggio, quando JP Morgan, nota banca di investimento americana, decide di fare un’offerta.

Fino a qui sembra una situazione normale, relativamente, una banca si trova in difficoltà a causa di una situazione incerta in america, si trova sull’orlo del fallimento e la Fed si propone di “dare una mano” prestando dei soldi quasi a fondo perduto. Una grande Banca d’affari si propone di rilevare la banca sull’orlo del fallimento (mantenendo il prestito della FED) e offrendo un tot ad azione.

Tutto normale?
No..

Qui spunta fuori l’anormalità, Bear Stearns è in difficoltà, verissimo, ma ha un know how e un portafoglio clienti enorme e appetibile, l’offerta di JP Morgan sfiora il ridicolo, 2 dollari ad azione. Cosa succede quindi? Il mercato risponde negativamente, i dipendenti di Bear Stearns anche, la banca rischia di peggiorare ulteriormente la sua già difficile situazione.

Alle polemiche che si sono sollevate JP Morgan risponde quintuplicando l’offerta fatta, arrivando quindi a offrire 10 dollari per ogni azione della Bear Stearns.

Ora, la situazione è paradossale, abbiamo un’azienda sull’orlo del fallimento, con un valore apparente pari a zero ( vedere la prima offerta di JP Morgan), che però poi sembra invece valere molto di più (vedere seconda offerta di JP Morgan), qualcosa non quadra…staremo a vedere…

Ovviamente questa è una versione semplificata e accessibile, per approfondimenti:
Corriere della Sera
FinanzaOnLine
NewYorkTimes

Continua la tua lettura