Si consolida l’impennata registrata ultimamente dall’Euribor, il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee usato come indicatore per il costo del denaro a breve termine, quindi tasso base per i mutui.
Possibili spiegazioni? Dietro un simile movimento, ha spiegato a Il Sole 24 Ore Radiocor un operatore di una primaria banca italiana, «c’è chiaramente la particolare stagione che stiamo vivendo e, soprattutto, il fatto che le banche stanno intensificando gli sforzi per assicurarsi la liquidità per chiudere il 2007 con i conti in ordine». Insomma, banali, e in qualche modo attese, scadenze tecniche di fine anno che hanno spostato le tensioni sull’Euribor a un mese, rimasto finora parzialmente immune.

La recente impennata del tasso Euribor (a cui sono indicizzati la gran parte dei finanziamenti bancari) è stata una sgradita sorpresa per molti sottoscrittori di mutui fondiari, che si sono visti aumentare la rata di importi assai significativi.
L’ovvia reazione di molti è stata quella di verificare l’opportunità di cambiare la tipologia di mutuo, passando da una a tasso variabile ad una a tasso fisso.
Dal punto di vista concettuale il ragionamento non fa una piega; con il tasso fisso si ha la certezza di pagare sempre la stessa cifra, indipendentemente dalle fluttuazioni dei tassi di interesse. Ci si mette quindi al riparo dal rischio (come negli ultimi mesi) di vedersi aumentare la rata.
Dal punto di vista della tempistica tuttavia, la modifica da tasso variabile a tasso fisso potrebbe attualmente non essere delle più azzeccate. Analizziamo in dettaglio i motivi di questa nostra convinzione.
Innanzitutto, come mostra il grafico, i tassi Euribor sono scesi in modo significativo rispetto anche a solo poche settimane fa, e questo significa che le prossime rate saranno sensibilmente inferiori a quelle degli ultimi mesi.

Oltre a questa evoluzione positiva (per i sottoscrittori di mutui a tasso variabile), c’è inoltre da considerare le crescenti aspettative di discesa dei tassi di interesse soprattutto sulle scadenze brevi.
Questo è confermato dalla forma della curva dei tassi, con i livelli delle scadenze a 2-3 anni sensibilmente inferiori sia al tasso Euribor a 3 o 6 mesi, sia ai rendimenti delle scadenze superiori ai 5 anni.
Un’ulteriore conferma (ma è ovvio dato che esiste una relazione matematica) ci arriva dall’analisi dei tassi a termine.
Utilizzando come sempre i contratti “Future” sull’Euribor, che indicano le aspettative del mercato su dove saranno i tassi trimestrali ad una certa data futura, si può notare come ci si attenda un netto calo (di quasi un punto percentuale) nel corso dei prossimi 12 mesi .

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