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Archive for April, 2012

Prestiti per impianti fotovoltaici

Friday, April 13th, 2012

Nell’Italia degli ultimi anni c’è stato un incremento dell’utilizzo dell’energia solare. Tale fenomeno ha permesso alle banche di proporre ai clienti un finanziamento fotovoltaico a tassi agevolati.

Questo tipo di prestito rappresenta una buona occasione per privati e aziende che vogliono installare pannelli fotovoltaici  ma non possiedono la liquidità sufficiente per farlo.

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato novità importanti per il 2012, con l’avvento del “Decreto Rinnovabili”, che prevede prestiti a condizioni vantaggiose (grazie anche agli incentivi statali) per privati e aziende che vogliono sostituire gli impianti classici con quelli fotovoltaici.

Installare un impianto fotovoltaico vorrebbe dire risparmiare sulla bolletta elettrica e rivendere l’energia superflua prodotta dal proprio impianto.

In più, il “Decreto Rinnovabili” dovrebbe prevedere la presenza di contributi statali e un nuovo sistema di detrazione fiscale che dovrebbe sostituire l’attuale Conto Energia. In questo modo il conto dovrebbe essere più leggero grazie alle percentuali di detrazione più basse (che si dovrebbero aggirare intorno al 52% per i sistemi di grande potenza e il 39% per quelli di piccola potenza).

Il finanziamento fotovoltaico  è già presente sul mercato. Le banche che offrono questo tipo di investimento sono:

  • UniCredit: con il finanziamento fotovoltaico si rivolge alle imprese permettendo loro di accedere ai contributi statali e fronteggiare le spese d’installazione dell’impianto;
  • Banca Findomestic: riserva prestiti speciali a imprese e privati, destinati all’impianto fotovoltaico, geotermico, eolico o con biomasse, permettendo alle famiglie di risparmiare con l’utilizzo dell’energia pulita;
  • Prestitempo: convenzionato con SER (Sistemi Energie Rinnovabili) finanziare l’impianto fotovoltaico diventa semplice, sicuro e conveniente;
  • Agos Ducato e Compass: anch’essi hanno finanziamenti agevolati per il fotovoltaico.

Il business dei social network

Thursday, April 12th, 2012

Una delle domande fondamentali che gli analisti si sono posti dopo lo scoppio della Facebook-mania – ma, senz’altro, anche in precedenza è: “Di quali ricavi vivono i social network, una volta raggiunto un gran numero di utenti?”.

Sorprendentemente, i principali revenue stream di queste piattaforme entrate nella nostra vita quotidiana continuano ad essere - nel 77% del campione – quelli tradizionali del sostentamento mediante ricavi della pubblicità, quando invece soltanto il 10% di essi sta sperimentando forme alternative.

Con community virtuali sempre più ampie e strutturate, occorre porre sotto la lente analitica se l’esplosione dei social network sia un fenomeno di inseguimento di un trend, o se imprese e professionisti delle strategie di comunicazione siano effettivamente consapevoli  del mezzo che utilizzano.

Facebook, Twitter, Linkedin, Foursquare, QQ (il social più comune in Cina), MySpace: i nomi del social networking sono tanti, e offrono tutti servizi gratis per gli utenti. Ma lo sviluppo delle loro piattaforme implica investimenti di natura tecnologica e, parallelamente, esborsi di denaro. Da parte di molti il modello “freemium” – costituito dall’offrire contenuti e servizi gratuiti agli utenti – è oggi considerato come la variabile imprescindibile del successo di una startup. In un secondo momento, invece, si potranno introdurre le funzioni premium, a pagamento.

Ma nel frattempo? Pochi social network attuali generano ricavi, poiché spesso si qualificano come spazi creati da e per giovani, con valori d’uso dai contorni vaghi. La principale revenue, per gran parte di queste piattaforme, appare così ancora la vendita di spazi a inserzionisti o di informazioni sull’utenza – quelle che quest’ultima permette di divulgare, ovviamente – a terzi, in modo da facilitare il marketing alle grandi aziende partner.

Tra le peculiarità di maggiore innovazione, viceversa, in alcuni social network si registra un modello di business per così dire autonomo, ove i membri hanno il ruolo tanto di fornitori quanto di consumatori di web content, ribaltando il tradizionale assunto della condivisione. In questi scenari l’utenza procede al testing di prodotti e fornisce feedback finalizzati al loro miglioramento, in una dinamica in passato definita “economia delle esperienze”.

Le ragioni del successo di Instagram

Tuesday, April 10th, 2012

Instagram negli ultimi tempi è diventata una delle applicazioni più comunemente scaricate dall’App Store, ma innanzitutto – anche grazie alla diffusione che ha avuto su altri social di più lungo corso, come Facebook e, soprattutto, Twitter – è riuscita a classificarsi come l’applicazione di social media maggiormente in crescita nel Web.

L’arrivo in tempi brevissimi a quota 10 milioni di utenti – un successo senza precedenti – rende il modello di business di Kevin Systrom e Mike Krieger, i fondatori di Instagram, l’abc della startup ideale. Lungi dall’essere frutto del caso, il successo di Instagram nasconde un modello organizzativo da prendere ad esempio.

Instagram, anzitutto, fino a poco tempo fa presentava tra le sue file solo 5 o 6 lavoratori dipendenti full time, una sede di modeste dimensioni e l’assenza di una rete di vendita capace di giustificare il suo immenso successo. Questo deve suggerire che una startup, al giorno d’oggi, ha tutto il vantaggio a porre le sue basi su strutture snelle, infrastrutture di tipo cloud – meglio se coadiuvate da software open source - e spese limitate e razionalizzate.

La grandezza del mercato tecnologico – specie di quello targato Apple – ha fatto sì che Instagram, pur essendo stato, fino alla giornata di ieri, prodotto esclusivamente per iPhone, ottenesse una diffusione capillare a costi di avviamento relativamente bassi, come hanno spiegato i due fondatori.

Quanto ai numeri dell’ espansione, si pensi soltanto che Instagram è cresciuto a velocità doppia rispetto a Foursquare, che a sua volta ha avuto margini di sviluppo superiori a quelli di Twitter. Ciò significa che un prodotto, se sviluppato in maniera da poter essere integrato coi social network più noti, può ricevere benefici dall’immensa mole di interazioni giornaliere di questi siti, ammortizzando spese che altrimenti dedicherebbe a costose campagne di marketing.

La cronaca recente, peraltro, conferma il successo cui Instagram è andato incontro: nella giornata di ieri Facebook, il colosso di Mark Zuckerberg, ha annunciato di averne acquisito le quote, ponendo in essere un accordo del valore di circa un miliardo di dollari.

Terremoto nella Lega Nord: Bossi si dimette

Friday, April 6th, 2012

In seguito allo scoppio dello scandalo inerente ai contributi elettorali, Umberto Bossi, il leader del Carroccio, oggi pomeriggio ha presentato le sue dimissioni da segretario della Lega Nord. Dimissioni che l’interessato ha definito “irrevocabili”. A coprire il suo ruolo sarà un trittico costituito dal coordinatore delle segreterie del partito, Roberto Calderoli, da quel Roberto Maroni che molti, ultimamente, volevano fautore di una linea interna al partito in dissidio col “Senatur”, e da Manuela Dal Lago, parlamentare che guida la Commissione delle Attività produttive.

Le parole di Bossi, lasciando via Bellerio, storica sede del partito, sono state: “Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia”. Questo l’addio al consiglio federale della Lega, stando a ciò che ha dichiarato Matteo Salvini, al termine della riunione. Lo stesso Salvini si è affrettato a precisare che nessun membro del partito ha preteso alcunchè, “lui è arrivato già convinto”.

L’atto, imprevisto come un fulmine a ciel sereno, è una conseguenza dell’inchiesta  giudiziaria che da giorni vede coinvolto Francesco Belsito, il tesoriere del partito di Pontida, in seguito al sequestro, avvenuto nella sua cassaforte, di presunte prove di illecito, tra le quali risalta un carnet di assegni recante la scritta eloquente “Umberto Bossi”.

Il carnet, intestato al conto corrente della banca che raccoglie i fondi della Lega Nord, è oggetto di indagine da parte della Questura di Napoli. Ma le ipotesi non finiscono qui: stando agli atti d’inchiesta, Bossi avrebbe anche girato in nero denaro all’erario del suo partito.

Quest’ultima circostanza è salita alla ribalta a causa di un’intercettazione in cui la responsabile amministrativa della Lega, Nadia Dagrada, e il Belsito conversano, e la prima esterna le sue preoccupazioni al secondo: “Tu non puoi nascondere quelli che sono i costi della famiglia, cioè da qualche parte vengono fuori. Anche perché o lui, (Bossi, ndr) ti passa come c’era una volta tutto in nero o altrimenti come c… fai tu”.

L’assicurazione auto a tempo

Monday, April 2nd, 2012

L’assicurazione auto temporanea è una polizza a tempo determinato, che non deve necessariamente rispettare l’anno di contratto. Diverse sono le forme di pagamento per l’assicurazione auto previste quando si utilizza il mezzo.

 

L’assicurazione auto temporanea include varie tipologie:

  • Assicurazione auto temporanea per un periodo di tempo limitato: questo tipo di assicurazione garantisce la piena copertura per un breve periodo di tempo, sulla base di un contratto che tiene conto delle esigenze dell’assicurato e del tempo, che può essere di una settimana o un periodo più lungo.
  • Assicurazione temporanea per alcuni periodi della settimana: questo tipo di assicurazione è valida per chi utilizza l’auto in determinati orari o giorni della settimana. La polizza auto può essere richiesta per i fine settimana e i giorni festivi.

Sono tante le società assicurative che dispongono di polizze auto temporanee e utilizzano questi contratti, tra cui la Ras Assicurazioni.

Le compagnie principali che offrono questo tipo di polizza sono RAS, Generali, Axa.

È importante richiedere più di un preventivo assicurazione auto visto che non sempre il prezzo che viene applicato per questo tipo di polizza risulta essere conveniente, soprattutto se viene rapportato a quello delle assicurazioni tradizionali.

In caso di sinistro questo tipo di assicurazione offre le stesse coperture di un assicurazione auto classica

Che Banca e il suo conto deposito

Monday, April 2nd, 2012

Che Banca, banca retail del Gruppo Mediobanca, fin dal 2008 – anno della sua nascita – si è ritagliata un posto nel mondo delle banche on line per le sue doti di innovazione, facendo una fortunata leva su alcuni elementi cronici di mancata soddisfazione dei correntisti del nostro Paese, iniziando a promuovere il pagamento anticipato degli interessi.

Il Gruppo bancario Mediobanca nacque agli albori del secondo dopoguerra (1946) anche grazie agli sforzi congiunti di Intesa San Paolo ed Unicredit, due fra i più grandi istituti bancari d’Italia. Partendo da questi presupposti di esperienza e serietà, dunque, Che Banca – che nel 2011 ha superato quota 430000 clienti -ha introdotto il nuovo conto deposito, pensato appositamente innanzitutto per coloro che hanno necessità di risparmiare in sicurezza.

Il conto deposito è un conto online il cui vantaggio sta in alti rendimenti sulle somme depositate, posti in essere dalla presenza di un tasso attivo molto più alto di quello di un tradizionale conto corrente. Per essere alimentato, il conto dev’essere collegato al vostro conto corrente standard, cui si fa riferimento in caso di versamenti, prelievi e necessità di questo tipo.

Parlando di versamenti, questo conto rende possibile l’utilizzo, oltre a bonifici ed assegni, di RID o contanti direttamente nelle filiali della società, presenti in 44 unità sul territorio nazionale.

Le somme oggetto di deposito possono essere prelevate liberamente a seconda delle esigenze, oppure a scadenze regolari facendosi carico di un vincolo contrattuale che garantirà paralleli rendimenti superiori al tasso base.

Vi sono diversi vantaggi derivanti dall’apertura di questo conto, ma quello che lo contraddistingue è il pagamento degli interessi in anticipo in caso di vincolo per 3, 6 o anche 12 mesi.

Qualora si decida in anticipo rispetto alla scadenza del vincolo, il rendimento al tasso base rimarrà comunque garantito.