L’indagine sui conti della Lega Nord, che ad inizio mese aveva travolto il partito di Bossi, si snoda in un nuovo capo d’accusa: da giorni gli inquirenti cercavano diamanti e lingotti per un valore di 400mila euro, materiale presente negli atti dell’inchiesta.

Notizia del giorno è che l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, è accusato di aver comprato, unitamente a Rosi Mauro (la vicepresidente del Senato, anch’ella, come Belsito, espulsa dal partito la settimana scorsa) e al senatore Stiffoni preziosi di valore, utilizzando i soldi della Lega. Stando ad alcune carte, sembrerebbe che i preziosi siano stati portati direttamente al terzetto, e che lo stesso Belsito avrebbe avuto l’equivalente in oro di 200mila euro.

Le reazioni alla notizia, ovviamente, non si sono fatte attendere:  “Smentisco categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega e mi vedo costretta ad adire le vie legali”, è stata la secca risposta della Mauro. Il senatore Stiffoni, dal canto suo, definisce “ridicole” le accuse che lo vogliono accostare all’utilizzo indebito del denaro del partito.

Le Fiamme Gialle, nel frattempo, nella giornata di ieri hanno perquisito la sede di via Bellerio, al fine di acquisire documenti, contestualmente alla tanto chiacchierata inchiesta della Procura di Milano. Tuttavia, ieri sera la dirigenza del Carroccio ha smentito la perquisizione della sede del partito di Bossi.

Il comunicato diffuso dal partito sentenzia: ”La venuta in sede di agenti della Guardia di Finanza era stata concordata nell’incontro avuto lo scorso 11 aprile da Roberto Maroni e Stefano Stefani con i magistrati milanesi: durante questo incontro la Lega Nord aveva fornito la sua piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti per fare chiarezza e, in questo senso, aveva dato disponibilità a far acquisire propri documenti contabili”.

Nel frattempo, però, anche i magistrati contabili della Corte dei Conti hanno aperto un’indagine sui passivi del partito padano.

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