Ogni famiglia spenderà circa 400 euro in più all’anno a causa dell’aumento dell’inflazione in ottobre al 2,1% rispetto all’1,7% di settembre e all’1,6% di agosto. Le stime sono delle associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori.
Epifani però dice di prestare attenzione alle speculazioni.

Confcommercio e Confesercenti pur non minimizzando la portata degli
aumenti, affermano che sui rincari «influiscono le tensioni internazionali sui
prezzi e sulle materie prime, e il forte balzo dei carburanti e delle tariffe
locali del 4% con punte di oltre il 10% per lo smaltimento dei rifiuti»
(Confesercenti), e che «il dato era largamente prevedibile per effetto degli
aumenti delle materie prime energetiche, degli alimentari e della produzione» e
che «al netto di queste componenti l’inflazione rimane sotto il 2%»
(Confcommercio). Secondo quest’ultima organizzazione, perciò, «il dato di
ottobre non autorizza una lettura allarmistica. Il fenomeno non è un’esclusiva
italiana, ma la ripresa dei prezzi legata a prodotti di prima necessità
preoccupa per i possibili effetti sui consumi delle famiglie». Per la
Confesercenti, inoltre, «non va sottovalutato che per la prima volta dopo anni
l’Italia manifesta un tasso d’inflazione meno sostenuto della zona euro».
Conclude la Confesercenti: «Il governo può intervenire subito: non serve la
Guardia di finanza, ma la riduzione delle accise sui carburanti e lo stop della
corsa inarrestabile delle tariffe locali».

Via Corriere

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