Con il petrolio che non smette di crescere come prezzo, e il conseguente aumento delle bollette del gas, della luce, del prezzo del carburante, degli alimenti, lo stipendio che non cresce anzi diminuisce, è palesemente comprensibile che a nessuno piaccia pagare i balzelli, sopratutto se alla fine del mese non ti resta niente.

Con l’inflazione che va a mille, c’è la Bce che per risolvere il problema tende ad essere vaga, spesso ci sentiamo dire che aumenterà i tassi, li taglierà, e alla fine li mantiene, però la possibilità che Trichet tenderà ad aumentare i tassi di interesse di un quarto di punto è molto fattibile, per non dire quasi certa e in quasto caso quelli che hanno contratto il mutuo a tasso variabile sarà una ulteriore spesa.

A parte tutto potremmo essere felici per aver pagato le tasse? perchè no? possiamo comportarci come Primo Rovis, che nel 1980 pagava tasse per un totale di quasi 700 milioni di vecchie lire, pari a quasi 340 mila euro, però era felice di averle pagate, perchè questi soldi hanno contribuito a migliorare il sistema Italia, ecco quello che aveva detto:

«Ho pagato le tasse che dovevo pagare e ne sono felice. Esistono strade, scuole, luce nelle case, assistenza sanitaria, ordine pubblico, tanti servizi a carico dello Stato, che li può garantire e migliorare solo se i cittadini contribuiscono in proporzione al loro reddito».

Insomma se tutti paghiamo le tasse abbiamo solo da guadagnarci!

E’comprensibile che pagare le tasse, specie se sono elevate, non sia piacevole per nessuno e che dunque il 20 giugno non sia un giorno di festa. Al malumore di chi pensa, peraltro comprensibilmente e legittimamente, solo al suo particulare ovvero alla sua tasca, si mescolano considerazioni di ben altra natura. Considerazioni sulle conseguenze generali che la pressione fiscale del momento può provocare sulle condizioni complessive del Paese, sugli investimenti, sull’occupazione, sulla produttività delle imprese e così via.

Via corriere

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