Mentre si avvicina sempre più il fantasma della recessione che, invitabilmente porterà con se minore occupazione se non, licenziamenti e famiglie sempre più indebitate, a Palermo, (fonte: il Sole 24 Ore), c’è chi si può permettere, dato lo stato splendido dell’economia isolana, di non lavorare.

Succede che un bel giorno il comitato della piccola industria della Confindustria palermitana, avvia un progetto, in collaborazione con l’I.T.I.S. locale secondo il quale 20 ragazzi neodiplomati dell’istituto, avrebbero dovuto portare avanti uno stage, in alcuni casi retribuito che, avrebbe potuto portare ad una possibile assunzione.

Niente di certo, per carità, però si trattava di un primo approccio al mondo del lavoro e di un primo passo nella compilazione di un curriculum vitae.

Sapete com è andata a finire?

Bene, dei 18 ragazzi che lunedì scorso avrebbero dovuto cominciare lo stage: 14 di loro, che fino a venerdì erano certi di iniziare e che si erano presentati il giorno stesso all’appuntamento per regolarizzare la loro posizione lavorativa, ben 14 non si sono presentati al lavoro.

Per rendere la cosa ancora più edificante: nessuno dei 14 ha avuto la premura di avvisare che non ci pensava neanche lontanamente di mettersi a lavorare.

Al di la dello sconcerto della confindustria palermitana, ciò che più colpisce è il sistema di una certa quota di giovani, oggi, di affrontare il mondo del lavoro, (basta chiedere a chiunque si occupi di selezione); purtroppo, al di la del valore di ogni singolo individuo, moltissimi pensano di potersi permettere di scegliere il lavoro a seconda del sentimento mattutino, degli orari ai quali sono abituati, e, cosa più importante, a seconda di quanta fatica si decida di fare.

Pensate sia colpa dei soliti giovani d’oggi, oppure che le famiglie abbiano una grossa responsabilità nell’aver allevato pulcini non si riescono a togliere di dosso la bambagia che li ha cullati fino ad oggi?

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