La crescita economica dell’Italia è come una linea piatta, non cresce e neanche scende, per la UE l’Italia è in una fase di stagnazione e la domanda interna tende a scendere ancora con ripercussione sull’economia, la causa principale è l’inflazione con la sua corsa dei prezzi della materia prima.
Ormai sembra che il rischio di una recessione in Italia sia una questione di tempo, anche se tutti sono cauti Berlusconi compreso, la quale asserisce che l’economia italiana è solida e potrà solo crescere entro nel 2009, ma queste sono solo parole, i fatti per rilanciare l’economia non si sono ancora visti, si parla tanto di Alitalia, di misure contro i teppisti, di leggi ad personam, ma di manovre economiche nell’interesse dei consumatori non si sono ancora viste.
Quindi la Ue è pessimista, Berlusconi è ottimista, mentre io in qualità di consumatore italiano sono per la speranza che vada per il meglio, anche se penso che fino a metà 2009 non cambierà niente.
Pil, Italia in negativo. Bruxelles: “Stagnazione” Berlusconi: “L’economia italiana è molto solida”
Bruxelles: “E’ stagnazione” Per la Commissione europea l’economia italiana si trova in una fase di stagnazione come dimostra l’andamento della crescita trimestre su trimestre: 0,5 nel primo, -0,3% nel secondo, crescita zero nel terzo, 0,1% nel quarto.
Via ilgiornale
L’inflazione sta facendo sempre più vittime, sta portando tutti i prezzi verso l’alto tra questi c’è anche il tasso variabile che si è portato al 5,85% che, tra l’altro, è riferito al mese di giugno e quindi non considera l’aumento del tasso di interesse di un quarto di punto praticato dalla Bce, il che significherà che a luglio, i tassi aumenteranno ancora.
L’abi ha voluto sottolineare che la differenza tra il tasso nominale sui mutui e l’inflazione è più bassa rispetto a qualche anno fa, però questa informazione serve ben poco per le famiglie che hanno stipulato un mutuo a tasso variabile e che vedono, di mese in mese, lievitare la rata mensile del mutuo e per ovviare a questo problema cercano di spostarsi sul fisso, ovviamente ci sono le spese di mezzo ma la sicurezza di dover pagare una rata fissa vale più di ogni altra cosa, sopratutto in questa situazione economica.
Intanto per quelli stakanovisti del variabile, attendono la lettera della loro banca con le proposte di modifica del contratto, in particolare il passaggio dal tasso variabile a un tasso fisso calcolato sulla media del 2006, come stabilito dall’intesa tra Abi e il governo, che partirà da gennaio 2009.
In ogni modo io sono per il variabile, perchè so che dal 2009 tutto si stabilizzerà.
L’inflazione colpisce duramente i mutuo-people italiani. In giugno, cioè già prima del rialzo al 4,25% dei tassi ufficiali da parte della Banca centrale europea, il tasso sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni era arrivato al 5,85%, il massimo dall’agosto del 2002.
via ilgiornale
Purtroppo le massicce dosi di ottimismo da parte degli istituti finanziare e della politica non hanno minimamente influito sull’attuale sistema mutui. I tassi continuano inesorabilmente ad alzarsi, toccando ormai quota 5,85%!
Nuovo record per i tassi sui mutui che a giugno salgono al 5,85%, toccando così i livelli massimi dall’agosto del 2002. (via temporeale)
Dall’ABI arrivano comunque altre raccomandazioni. Non è tutto così male - dicono - nel 2002 era molto peggio, perchè i tassi del mutuo devono essere depurati dall’inflazione galoppante. Sembra quasi una frase discolpevole, girando il problema sull’economia-politica inflazionistica.
Nel frattempo la credibilità e l’ottimismo popolare calano. E le nuove polizze mutuo sono per il 60% composte da tassi fissi. Quindi minima fiducia verso il futuro!
L’inflazione galoppante colpisce questa estate italiana, come la cinese ci aveva colpiti durante l’inverno qualche anno fa. La crisi ormai è sensibile. Il dollaro vale sempre meno, il petrolio di contropartita costa sempre di più. L’Italia purtroppo vive di trasporti via ruota, dove l’incidenza del carburante è massima. E tutto si riversa nell’economia familiare, colpendo direttamente i generi di prima necessità.
L’Istat conferma: inflazione a giugno ai massimi da 12 anni, con l’indice che sale al 3,8%, in accelerata rispetto al 3,6% di maggio. A correre di più sono soprattutto i prezzi di alimentari (+6,1%), acqua, elettricità e combustibili (+7,2%), trasporti (+6,9%). All’origine dei maxi-rincari c’è ancora una volta la corsa delle quotazioni del petrolio, che da mesi continua ad aggiornare i suoi massimi. (via tgcom)
Sul sito Rivaluta potete analizzare per conto vostro i dati storici relativi all’inflazione. Noi vi abbiamo semplicemente mostrato il grafico degli ultimi 2 anni, pensiamo possa bastare per scuotervi un attimino…
Tutto aumenta. Dagli stabilimenti balneari al pane, per arrivare alle bollette acqua, luce, gas. Vere e proprie stangate. E la rata del mutuo, che si impenna a sua volta, diventa sempre di più un cappio al collo!
Ho scelto questo titolo “non ci resta che piangere” con Benigni e Troisi per sottolineare la nostra situazione che sta divantando, di giorno in giorno, sempre più insostenibile tra l’inflazione che è arrivata al 4,00% generando aumenti sulle materie prime, il prezzo petrolio che non smette di crescere e infine la Bce, ieri, ha aumentato di un quarto di punto i tassi di interesse europei portandoli al 4,25% in modo da contrastare l’inflazione.
Capisco i timori di Trichet, ma dico che questo aumento servirà a poco, per non dire nulla, anzi metterà in crisi parecchie famiglie che hanno contratto un mutuo a tasso variabile, bisognerebbe riversare gli sforzi per contrastare l’aumento dei prezzi sul controllo di chi specula sul petrolio e sui mutui e sopratutto cominciare ad investire per poter crescere economicamente. Il problema è che tutti parlano ma nessuno va ai fatti e di conseguenza si arriverà ad una stagnazione.
Purtroppo le banche fanno la parte del padrone ed sono evidenti le loro gravissime responsabilità, che invece di consigliare tassi fissi a partire dal 2005, quando il costo del denaro si era ridotto attorno al 3,5%, al minimo storico con tutte le previsioni che propendevano per una imminente stagione di aumenti, le banche hanno consigliato, a tutti, tassi variabili.
In ogni modo la situazione attuale sta prosciugando sia i stipendi dei lavoratori sia i loro risparmi di una vita e per quanto si possa risparmiare non si riesce a pagare tutto, bisognerebbe aumentare le buste paga dei lavoratori, ma il problema è che nessuno vuole farlo perchè hanno paura della spirale prezzi/salario che porterebbe ad una inflazione ancora più elevata, quindi l’unica soluzione è quella di abbassare le tasse sugli stipendi in maniera considerevole e diminuire la spesa pubblica, ma il governo italiano ha ben altre cose su cui pensare come il decreto anti itercettazioni.
Alla fine non ci resta che piangere!
Il problema per i risparmiatori, se mai, è capire se la mossa della Bce sia isolata o sia invece il preludio a una nuova serie di rialzi. E soprattutto, quanto a lungo possa continuare l’anomalia che vede i tassi interbancari sensibilmente al di sopra dei saggi ufficiali a causa della crisi di fiducia provocata dall’ondata subprime sui mercati del credito. Le previsioni degli operatori, per il momento, scontano un altro aumento di 25 punti base dei tassi entro dicembre.
Via ilsole24ore
L’Istat ha fornito, stamattina, i dati relativi sull’indice dei prezzi al consumo a maggio, che è salito del 0,5% rispetto ad aprile e +3,6% rispetto a amggio 2007, che rappresenta il massimo record da 12 anni (dal 1996), però se spostiamo l’analisi relativa alla spesa quotidiana vediamo che l’incremento è più elevato: +5,4% su base annua, senza poi considerare i prezzi del carburante che hanno raggiunto livelli altissimi.
Per quanto riguarda il campo alimentare, il prezzo del pane ha raggiunto il 13,3% rispetto ad un anno fa mentre per la pasta l’incremento è del 20,7% su base annua e 1,8% rispetto ad aprile, insomma il cibo costa come l’oro, e preparare la colazione, il pranzo e la cena, sta diventando oneroso e ci sono padri e madri che non mangiano pur di far mangiare i loro figli, roba da dopoguerra.
Poi se la Bce manterrà il proposito di aumentare i tassi di interesse a luglio, per far fronte a queste impennate di prezzi, potrebbe essere una buona soluzione, ma ci sono anche quelle famiglie che hanno contratto un mutuo a tasso variabile e non possono spostarlo a fisso, anche se con il decreto Bersani sulla portabilità dei mutui dice che non dovrebbero esserci spese, però le banche hanno trovato l’inganno e si fanno pagare caro per quelli che vogliono cambiare mutuo e/o banca.
In ogni modo questo 2008 è da considerarsi un "annus horribilis" sotto tutti gli aspetti, e possiamo solo sperare che vada meglio anche se l’ascesa del petrolio non sta facilitando la situazione.
L’ Istat, che ha diffuso oggi i dati sui prezzi, conferma che l’inflazione e’ salita del 3,6% su base annua a maggio, ai massimi dall’agosto 1996. Ad aprile i prezzi al consumo erano al 3,3%. L’inflazione su base mensile è stata invece dello 0,5%. Per la spesa quotidiana però i prezzi a maggio sono cresciuti più in fretta del tasso generale: l’inflazione e’ salita al 5,4%, dal 5,1% di aprile. Questo il dato relativo ai beni ad ‘’alta frequenza d’acquisto’’, che vanno dagli alimentari alle bevande, dall’affitto alle spese al ristorante, dai carburanti ai trasporti, dai giornali ai tabacchi.
Via panorama
Dopo le dichiarazioni del presidente della FED, Bernanke, che aveva detto che per far fronte all’inflazione che ha raggiunto livelli altissimi, a maggio sono sui 5,5%, devono aumentare i tassi di interesse, e aveva anche sottolineato che l’economia americana non è a rischio, così il dollaro ha ripreso fiducia e ha cominciato a rialzare la testa nei confronti della moneta europea.
L’euro passa 1,5597 dollari rispetto a i 1,5711 di ieri, bisogna vedere come reagirà il mercato americano, se reagirà bene allora potrebbe succedere che il dollaro recuperi bene e in questo modo ci guadagneremo tutti e il prezzo del petrolio tenderà a scendere.
Dollaro sempre piu’ forte nei confronti dell’euro dopo le dichiarazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke. Il dollaro quota a 1,5597 contro euro rispetto alla chiusura dei mercati europei a 1,5711
Via ilsole24ore
Dopo la dichiarazione del presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, dove dice che per fronteggiare l’inflazione che ha rialzato il capo dopo il calo del mese scorso, a luglio vuole alzare i tassi di interessa di un quarto di punto, quindi dai 4,00% attuali si passerà al 4,25%, e questo ha causato una crisi nel mercato finanziario.
La decisione di Trichet è stata condivisa da parecchi membri della BCE che hanno votato a favore di un rialzo imminente dei tassi di interesse in modo che l’inflazione possa scendere almeno al 3%, ma c’è anche il roverscio della medaglia diffatti potrebbe succedere che il prezzo del petrolio possa aumentare ancora causando di fatto una azzeramento della crescita economica europea.
Questa decisione potrebbe scontentare parecchi consumatori e mettere in crisi parecchie famiglie e aziende, già provate dal crescente aumento dei prezzi della materia prima, ma al 80% la decisione è già stata presa, e qualche operatore prevede anche un ulteriore aumento ad ottobre.
La Bce sta considerando la possibilita’ di aumentare i tassi di interesse di un quarto di punto, di fronte a pressioni sui prezzi sempre piu’ evidenti, e lo potrebbe decidere gia’ alla prossima riunione del Consiglio direttivo, in programma il 3 luglio a Francoforte.
Via ilsole24ore
Dopo l’incauta segnalazione da parte di Wolfang Franz che è il capo del centro di ricerca Zew, che ha gelato il mercato affermando che la BCE potrebbe alzare i tassi a breve, in modo da sopperire il problema dell’inflazione con il conseguente rialzo dei prezzi, anche se in America la FED sta optando per un ulteriore taglio.
Insomma per colpa del Sig. Franz, i mercati si sono "arenati", tutti sappiamo che se la BCE tenderà ad aumentare i tassi di interesse, sarà un colpo per l’economia europea.
Il mio sospetto e’ che la Bce possa alzare presto i tassi". Un rialzo dei tassi "rinviato" - aveva sottolineato Weber - non e’ un rialzo dei tassi "cancellato".
Via milanofinanza
Quando il petrolio aveva sforato la quota di 100 dollari a barile, gridavamo allo scandalo e molti auspicavano ad un imminente ribasso, invece la tendenza ad aumentare si è sempre fatta più insistente, oggi il petrolio è quotato a 121 dollari a barile.
Il problema principale di questi continui aumenti è dovuto al fatto che l’inflazione la fa da padrone nel mondo e la recessione americana non favorisce la situazione nonostante il taglio dei tassi da parte della FED, e in più l’Europa non è messa meglio.
Per calmierare questa impennata dei prezzi la OPEC dovrebbe aumentare la produzione del greggio, ma non ha alcuna intenzione di farlo e la possibilità che il prezzo del petrolio passi a 200 dollari a barile, diventa alquanto fattibile entro nel 2009 in base alla previsione di Arjun N. Murti, analista di Goldman Sachs.
Se questa previsione si avvererà, sarà l’inizio di un cataclisma che farà parecchie vittime, e ci troveremo parecchie famiglie in strada.
I prezzi del petrolio potrebbero salire tra i 150 e i 200 dollari al barile nell’arco dei prossimi due anni. È quanto prevede Arjun N. Murti, analista di Goldman Sachs. Stando all’esperto, che nel marzo 2005 aveva previsto una «super impennata» delle valutazioni tra i 50 e i 105 dollari al barile, i colli di bottiglia dal lato dell’offerta non permetteranno di soddisfare la crescente domanda dai paesi in via di sviluppo. Le previsioni di Goldman Sachs giungono in concomitanza con il raggiungimento degli ennesimi record. Il petrolio, infatti, non arresta la corsa salendo a New York fino a 120,93 dollari ed a Londra a 119,07.
Vai sole24ore