La crescita economica dell’Italia è come una linea piatta, non cresce e neanche scende, per la UE l’Italia è in una fase di stagnazione e la domanda interna tende a scendere ancora con ripercussione sull’economia, la causa principale è l’inflazione con la sua corsa dei prezzi della materia prima.
Ormai sembra che il rischio di una recessione in Italia sia una questione di tempo, anche se tutti sono cauti Berlusconi compreso, la quale asserisce che l’economia italiana è solida e potrà solo crescere entro nel 2009, ma queste sono solo parole, i fatti per rilanciare l’economia non si sono ancora visti, si parla tanto di Alitalia, di misure contro i teppisti, di leggi ad personam, ma di manovre economiche nell’interesse dei consumatori non si sono ancora viste.
Quindi la Ue è pessimista, Berlusconi è ottimista, mentre io in qualità di consumatore italiano sono per la speranza che vada per il meglio, anche se penso che fino a metà 2009 non cambierà niente.
Pil, Italia in negativo. Bruxelles: “Stagnazione” Berlusconi: “L’economia italiana è molto solida”
Bruxelles: “E’ stagnazione” Per la Commissione europea l’economia italiana si trova in una fase di stagnazione come dimostra l’andamento della crescita trimestre su trimestre: 0,5 nel primo, -0,3% nel secondo, crescita zero nel terzo, 0,1% nel quarto.
Via ilgiornale
Tutti noi abbiamo notato che quando il prezzo del greggio aumenta, automaticamente aumenta anche il prezzo del carburante, mentre quando scende il prezzo del greggio, il prezzo carburante rimane come prima all’inizio per poi scendere con molta lentezza con le conseguenti proteste da parte del consumatore.
La situazione attuale è di gran lunga migliore di qualche mese fa dove ipotizzavano il prezzo del petrolio a 200 dollari a barile quindi le compagnie petrolifere dovrebbero già ridurre il prezzo della benzina e del diesel di qualche centesimo considerando anche il fatto che questi prezzi in Italia sono tra i più alti in europa.
I motivi del perchè il prezzo del carburante non scende di pari passo al prezzo del greggio è dovuto al fatto che il governo Berlusconi ha messo in vigore una nuova tassa la Robin Tax che incide sul guadagno delle compagnie petrolifere e per ammortizzare i costi tendono a rallentare il più possibile la riduzione del prezzo della benzina e diesel.
«Nei primi otto mesi del 2008 i margini lordi di distribuzione per benzina e gasolio sono aumenti, nella media, del 7,4%, rispetto all’intero 2007 e ciò è dovuto alla lentezza con cui il prezzo finale si adegua alla diminuzione delle quotazioni del petrolio».
Attualmente possiamo solo affidarci alle cosidette pompe bianche che costano meno.
Via ilsole24ore
I prezzi dei beni di prima necessità, specie negli ultimi mesi, hanno visto aumentare i prezzi, solitamente, con percentuali a due cifre.
La carne: bianca o rossa, poco importa, non è stata scevra da questi aumenti e persino Mr Prezzi, il nostro utilissimo guardiano senza arte ne parte, dalla parte dei consumatori, (mi si scuserà il gioco di parole), è arrivato a lamentarsi di aumenti eccessivi.
Poi succede casualmente di sentire una trasmissione radiofonica, (il gastronauta), nella quale il conduttore intervista più di un produttore di carne, fra i quali il mitico Dario Cecchini e tutti gli intervistati, sorprendendo conduttore ed intervenuti vari, affermano essere il prezzo della carne, al produttore, ferma da una quindicina d’anni.
Aumentando il disagio per questa notizia che sembra una vera presa in giro per il consumatore medio, si scopre che anche il pezzo del latte, alla fonte non è cambiato quasi per nulla e, un produttore dimostra questa affermazione leggendo una fattura del 1996 nella quale un litro di latte gli veniva pagato 650 lire: oggi per lo stesso litro di latte il prezzo, alla produzione è di 0,32 €.
Qualcuno non ci starà guadagnando un po’ troppo?
Meditate gente, meditate
Siamo in una fase di difficoltà nel mercato immobiliare, c’è più offerta che domanda e ci siamo ritrovati con parecchie case in vendita ma di compratori ce ne sono veramente pochi causando, quindi, un crollo dei prezzi delle case.
Ma c’è una inversione di tendenza, si compra di meno nelle città e si compra di più fuori città possibilmente nelle frazioni vicine diffatti le case costano meno, mentre nelle grandi città come Milano, Roma, Bologna, troviamo case in vendita che difficilmente verranno vendute subito, sopratutto in questo momento dove stipulare un mutuo significa pagare troppi soldi in rate mensili.
Attualmente le trattative d’acquisto stanno diventando sempre più serrate e alla fine si riesce a strappare dei buoni sconti sul prezzo di acquisto anche del 15%.
In ogni modo queso non è ancora il momento giusto per vendere e neanche comprare casa.
In quattro grandi città si registrano cali reali dei prezzi delle abitazioni nell’ultimo anno, con flessioni comprese fra il -0,5% e il -1%: si tratta di Milano, Bologna, Firenze e Venezia. Gli sconti sui prezzi richiesti per le case crescono del 10% sull’anno e vanno al 12,2%.
Via ilsole24ore
Ieri sera sono stato piuttosto disgustato da un servizio sul mondo della moda. Intervista a Guillermo Mariotto, il designer della collezione Haute Couture di Gattinoni.
L’intro della giornalista, nonchè quello del sarto, parlava di razionalità e di spiritualità. Ti riduzione drastica dei prezzi, di sociale e di energia del cuore. Insomma tante belle cose.
Così anche l’intro del sito modaonline:
E’ una continua tensione all’equidistanza tra razionalità e spiritualità lo spirito con il quale Guillermo Mariotto ha disegnato la nuova collezione Haute Couture di Gattinoni, che questa sera sfilerà nella cornice di Santo Spirito in Sassia. Una collezione che mescola senza apparenti distinzioni la classica Alta Moda e la nuova Demi Couture di capi che sfruttano la tecnologia per mantenere i prezzi finali in un range di [...]
Il finale dell’intervista riguardava un top indossato da una modella. Ebbro di orgoglio Mariotto ha espresso cotanto concetto: “eh si questo top costa solo 3 mila euro”. E la giornalista sbigottita ha poi scoperto che il prezzo standard sarebbe stato 12!
Ma a cosa serve? Una delle principali leggi economiche del mercato enuncia che più cala il prezzo, più cresce la vendita di un prodotto. A questa regola fanno eccezione proprio i beni di lusso, per i quali un aumento del prezzo può spingere le vendite, in quanto il bene assume il ruolo appunto di “oggetto di lusso”. DIESEL, ad esempio, in questo è stata grande maestra. I suoi jeans prezzati anni fa come jeans casual di qualità (80-90 €), improvvisamente hanno iniziato a costare il triplo (200-250€) e si sono trasformati immediatamente in prodotto di griffe, alta moda… e c’è qualcuno che si svena per prenderli.
A questo punto chi può permettersi un top da 3.000 €? La moglie disoccupata che deve accudire 2 bambini, con il marito operato che prende 1.200 euro al mese. Con rata di mutuo da 700 €, variabile??? Oppure l’operaio in cassa integrazione perchè la multinazionale non sostiene più il costo del lavoro italiano, dirigendosi verso Cina o Polonia?
Non sono cose inventate. Da anni anche la stessa Istat riscontra cali nei consumi, parliamo di beni primari:
Per la prima volta, in sostanza, l’Istat riscontra nell’andamento delle spese delle famiglie italiane un calo nei consumi che, negli anni precedenti, erano invece risultati fermi. Secondo i tecnici dell’Istituto di Statistica «le famiglie si sono attrezzate con una strategia generalizzata di contenimento della spesa attraverso diminuzioni nelle quantità e razionalizzazione negli acquisti»: in sostanza là dove si assiste ad una stabilità degli acquisti corrisponde un calo della qualità, con un aumento, ad esempio delle spese realizzate negli hard discount o comunque di prodotti di qualità inferiore. (via corriere della sera)
Scusate ma a me fa schifo! Fa schifo che la TV pubblica proponga servizi simili: una indecenza! Non sono bigotto, non sono contro la moda. Che li mettano pure a 100.000 € quei vestiti, qualcuno sicuramente li compra. E se hanno la palanca per prenderseli per me fa benissimo. Ma non venite a prendereperilculo (scusate la licenza poetica) chi deve sopravvivere e comprare gli abiti per necessità, rincorrendo discount, outlet e soprattutto le svendite. E perchè no, ricorrere a abiti smessi dal cugino o dallo zio!
foto di figurale
L’orecchio umano pare sia tristemente abituato a subire continuamente sollecitazioni. Il silenzio totale è scomparso. Lo possiamo trovare nel mezzo dei deserti africani o sotto l’oceano. Oppure nell’asetticità di una camera insonorizzata. Un organo maltrattato e non abituato alle quiete totale, tanto da far temere il silenzio stesso.
Ci sono però campanelli dall’allarme che ogni tanto scattano, come per dire “ma che ca**o sta succedendo?”… a me ne è scattato uno ieri sera. Colpa del televisore? No, non era molto alto. Colpa di quello che è uscito dal televisore, semanticamente parlando. Colpa di una società che secondo me è proprio andata a pu**ane (scusate la parola andata…).
Il soggetto di questo scompiglio: un giocatore del Barcellona di nome Eto’o. Camerunense di nascita Samuel Eto’o Fils è un classe 1981. Dal prossimo anno potrebbe trovarsi in tasca 6 MILIONI DI EURO netti all’anno, senza contare eventuali sponsor e guadagni non legati al Milan!
L’affare dovrebbe andare in porto sulla base di 31 milioni di euro, che finiranno nelle casse dell’Arsenal. Al giocatore contratto di 5 anni, a 6 milioni a stagione. (via quotidiano net)
Non so se le vostre orecchie e i vostri cervelli si sono ormai congelati e abituati a tutto ciò. A me sinceramente non va bene. 6.000.000 € all’anno, netti. Sono 500.000 € (cinquecentomila euro) netti al mese. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Ma vi rendete conto?
Mi spiego meglio. Se il nostro amico, preso come capro espiatorio ma alla pari di moltissimi altri giocatori di calcio, lavorasse 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana (24/7) per ogni giorno dell’anno, il suo guadagno orario sarebbe di 684,93 € netti. Se invece ipotizziamo 6 ore di allenamento al giorno, per 300 giorni, beh allora ogni ora viene pagata circa 3.333 €. Non male per tutti coloro che si propone a 100€ lorde orarie per svolgere servizi informatici di alto livello, si sente rispondere di essere cari!!!
Ma voi cosa ne pensate?
foto di Luca Cherubin
L’Istat ha fornito, stamattina, i dati relativi sull’indice dei prezzi al consumo a maggio, che è salito del 0,5% rispetto ad aprile e +3,6% rispetto a amggio 2007, che rappresenta il massimo record da 12 anni (dal 1996), però se spostiamo l’analisi relativa alla spesa quotidiana vediamo che l’incremento è più elevato: +5,4% su base annua, senza poi considerare i prezzi del carburante che hanno raggiunto livelli altissimi.
Per quanto riguarda il campo alimentare, il prezzo del pane ha raggiunto il 13,3% rispetto ad un anno fa mentre per la pasta l’incremento è del 20,7% su base annua e 1,8% rispetto ad aprile, insomma il cibo costa come l’oro, e preparare la colazione, il pranzo e la cena, sta diventando oneroso e ci sono padri e madri che non mangiano pur di far mangiare i loro figli, roba da dopoguerra.
Poi se la Bce manterrà il proposito di aumentare i tassi di interesse a luglio, per far fronte a queste impennate di prezzi, potrebbe essere una buona soluzione, ma ci sono anche quelle famiglie che hanno contratto un mutuo a tasso variabile e non possono spostarlo a fisso, anche se con il decreto Bersani sulla portabilità dei mutui dice che non dovrebbero esserci spese, però le banche hanno trovato l’inganno e si fanno pagare caro per quelli che vogliono cambiare mutuo e/o banca.
In ogni modo questo 2008 è da considerarsi un "annus horribilis" sotto tutti gli aspetti, e possiamo solo sperare che vada meglio anche se l’ascesa del petrolio non sta facilitando la situazione.
L’ Istat, che ha diffuso oggi i dati sui prezzi, conferma che l’inflazione e’ salita del 3,6% su base annua a maggio, ai massimi dall’agosto 1996. Ad aprile i prezzi al consumo erano al 3,3%. L’inflazione su base mensile è stata invece dello 0,5%. Per la spesa quotidiana però i prezzi a maggio sono cresciuti più in fretta del tasso generale: l’inflazione e’ salita al 5,4%, dal 5,1% di aprile. Questo il dato relativo ai beni ad ‘’alta frequenza d’acquisto’’, che vanno dagli alimentari alle bevande, dall’affitto alle spese al ristorante, dai carburanti ai trasporti, dai giornali ai tabacchi.
Via panorama
Delle due inquietanti crisi che l’economia mondiale sta attraversando - caos finanziario e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari - la seconda è la più preoccupante. In molti paesi in via di sviluppo, la parte della popolazione più povera spende circa tre quarti del suo reddito in prodotti alimentari. Inevitabilmente, i prezzi elevati minacciano disordini, nel migliore dei casi, e la fame di massa nel peggiore dei casi.
I recenti picchi di prezzo colpiscono quasi tutti gli alimenti. Ma questi picchii sono essi stessi parte di una più ampia gamma di aumenti di prezzo delle merci in generale.
Sono forze potenti che agiscono sui prezzi di energia, materie prime industriali e alimentari. Quali sono queste forze? Esse comprendono la rapida crescita economica nei paesi emergenti, la debolezza del dollaro USA e le pressioni inflazionistiche a livello mondiale.
Come mai avviene ciò?
Sul lato della domanda, i forti aumenti dei redditi pro capite in Cina, India e in altri paesi emergenti hanno sollevato la domanda per i prodotti alimentari, in particolare, le carni e i relative mangimi per animali. Questi cambiamenti hanno influito anche sulla riduzione dell’uso del territorio per la fornitura di cereali a disposizione per il consumo umano.
Inoltre, l’aumento di produzione dei biocarburanti, ulteriormente stimolato dall’impennata dei prezzi del petrolio, aumenta la domanda di mais, olio di colza e gli altri cereali che sono un alternativa a colture alimentari. Il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale osserva che “anche se ancora i biocarburanti rappresentano solo l’1 ½ per cento dei combustibili liquidi globali, essi hanno rappresentato quasi la metà della crescita del consumo di grandi colture alimentari nel 2006-07″.
Questi dati rappresentano un punto di riflessione importante da cui è necessario partire per una riforma sostanziale dell’agricoltura mondiale.
Liberamente tradotto da: Financial Times
Sulla base dei dati pervenuti, l’Istituto nazionale di statistica stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC), relativo al mese di aprile 2008, presenti una variazione di piu’ 0,1 per cento rispetto al mese di marzo 2008 e una variazione di piu’ 3,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E’ quanto rileva l’Istat.In base alla stima provvisoria, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra nel mese di aprile una variazione di piu’ 0,5 per cento rispetto al mese precedente e una variazione di piu’ 3,5 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Sono i beni alimentari a spingere i prezzi. Ad aprile, sulla base della stima Istat, gli alimentari hanno registrato un aumento dello 0,5% rispetto a marzo e del 5,5% rispetto a marzo 2007. A correre sono i prezzi dei prodotti lavorati, con un picco della pasta che ha segnato un +18,6% su base tendenziale.
La corsa dell’inflazione L’inflazione nella zona euro non ferma la sua corsa e a marzo, secondo Eurostat, ha toccato un nuovo record, attestandosi al 3,6%. In aumento anche rispetto al 3,5% della stima flash.Si tratta del 3/o rialzo consecutivo nel 2008. A trascinare in alto i prezzi il caro-petrolio e gli alimentari soprattutto latte,uova e formaggi. Nel marzo 2007, l’indice dei prezzi al consumo nella zona euro era all’1,9%. Nell’intera Ue l’inflazione si è attestata al 3,8%. I prodotti alimentari a marzo hanno fatto registrare su base annua un incremento dei prezzi del 6,2% (+0,5% rispetto a febbraio). Gli aumenti nel settore dei trasporti, invece, sono stati su base annua del 5,6% (+1,3% rispetto allo scorso febbraio), dovuti essenzialmente al rincaro del carburante e dei combustibili. Questi ultimi sono alla base anche dell’aumento dell’inflazione nel settore energia, che ha fatto registrare rispetto al marzo 2007 un balzo dell’11,2% (+2,3% su febbraio).