La crescita economica dell’Italia è come una linea piatta, non cresce e neanche scende, per la UE l’Italia è in una fase di stagnazione e la domanda interna tende a scendere ancora con ripercussione sull’economia, la causa principale è l’inflazione con la sua corsa dei prezzi della materia prima.
Ormai sembra che il rischio di una recessione in Italia sia una questione di tempo, anche se tutti sono cauti Berlusconi compreso, la quale asserisce che l’economia italiana è solida e potrà solo crescere entro nel 2009, ma queste sono solo parole, i fatti per rilanciare l’economia non si sono ancora visti, si parla tanto di Alitalia, di misure contro i teppisti, di leggi ad personam, ma di manovre economiche nell’interesse dei consumatori non si sono ancora viste.
Quindi la Ue è pessimista, Berlusconi è ottimista, mentre io in qualità di consumatore italiano sono per la speranza che vada per il meglio, anche se penso che fino a metà 2009 non cambierà niente.
Pil, Italia in negativo. Bruxelles: “Stagnazione” Berlusconi: “L’economia italiana è molto solida”
Bruxelles: “E’ stagnazione” Per la Commissione europea l’economia italiana si trova in una fase di stagnazione come dimostra l’andamento della crescita trimestre su trimestre: 0,5 nel primo, -0,3% nel secondo, crescita zero nel terzo, 0,1% nel quarto.
Via ilgiornale
Periodo favorevole per la Porsche. La casa delle sportivissime tedesca, che riscuote sempre più successo nel mondo e soprattutto in Italia, è incontenibile. A poche ore dall’annuncio della nuova Porsche Cayman S Sport, il nuovo bolide della casa di Stoccarda da 300 cavalli, arrivano dalla UE grosse novità.
Il piccolo coupè di Stoccarda ha appena svelato i suoi dettagli (solo alcuni, per la verità) al pubblico: il prezzo, per quanto riguarda la Gran Bretagna, sarà di 49.890 sterline, un po’ più alto rispetto al previsto, ma ciò che si ottiene in cambio non farà certo venire voglia di lamentarsi. (via autoblog)
Ed ecco la novità di oggi. La UE ha dato il via all’acqusizione da parte di Porsche della Volkswagen:
La Commissione Europea ha autorizzato la proposta di acquisizione del colosso dell’auto tedesco Volkswagen da parte di Porsche. Lo rende noto un comunicato diffuso a Bruxelles. (via il tempo)
Il controllo che la Porsche aveva sulla casa popolare tedesca diventarà totale? Riuscirà la casa di Stoccarda a risollevare le sorti del marchio VW, ultimamente in ombra nel mercato?
Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha evidenziato un problema che sta attanagliando il popolo italiano, cioè che gli stipendi sono fermi a 15 anni fa e il peggio è che il costo del lavoro è aumentato, insomma l’inflazione attuale ha fatto crescere i prezzi causando una diminuizione dei redditi pari al 3% il che sta facendo calare i consumi.
Purtroppo c’è poco da cambiare, in quanto le imprese italiane hanno sul groppone il costo del lavoro che è aumentato del 30%, ma l’analisi non si ferma qui, se confrontiamo questi dati con quelli dei paesi della Ue, vediamo che noi siamo messi molto peggio, e questo vuol dire che bisogna muoversi per poter far fronte a questo problema e solo il governo può farlo, deve infatti cominciare a defiscalizzare i nostri stipendi e cominciare a spendere meno, ma purtroppo i nostri politici fanno orecchie da mercante oppure fanno delle cappelle come la "Robin Tax" che di fatto è una arma a doppio taglio che ricadrà, in maniera negativa, sui cittadini italiani.
Insomma per poter svegliare questa Italia che sta andando in coma, il governo deve lasciare perdere i tesoretti, le intercettazioni, la Carfagna e altre cose che non servono a nulla e quindi cominciare a risolvere i VERI problemi, ma so che questa è vera utopia italiana.
I salari in Italia sono fermi a quindici anni fa ma il costo del lavoro aumenta piu’ che negli altri paesi europei. E’ la fotografia scattata dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento all’assemblea dell’Abi. Le retribuzioni unitarie medie dei lavoratori dipendenti, osserva, "non sono oggi molto al di sopra del livello di quindici anni fa". Nel frattempo, il costo del lavoro per unita’ di prodotto nell’economia "e’ aumentato di oltre il 30%, contro il 20% in Francia e il pressoche’ nulla della Germania".
Via iltempo
Sembra che non ci siano medicine che possano fa risollevare l’Italia, stiamo diventando sempre più poveri nei confronti dei paesi della UE, la Eurostat (l’istituto di statistica europea) ha stilato una classifica del Pil pro capite europeo, e siamo terz’ultimi, peggio di noi stanno la Grecia e il Portogallo.
A parte il fatto che siamo appena un punto sopra la media europea, dobbiamo anche considerare che abbiamo perso 2 punti rispetto al 2007, mentre gli altri paesi della UE ci hanno solo guadagnato, il che significa che siamo messi male e non riusciamo a rialzare la testa, anzi ci stiamo solo piangendo addosso.
Il top resta il Lussemburgo con un pil pari a 276, e la seconda è l’Irlanda a146, mentre la medaglia di bronzo va all’Olanda con 131, questi numeri confrontati con il pil dell’Italia che è appena a 101, ci fanno capire quanto dobbiamo ancora lavorare e se tutto va bene nel 2012 dovremmo stare meglio.
Secondo i dati di Eurostat il Lussemburgo si conferma come il Paese leader in Europa con un Pil pro capite che nel 2007 si è attestato a quota 276. A seguire ci sono l’Irlanda (146), i Paesi Bassi (131), l’Austria (128). Sopra a Spagna e Italia si attestano la Francia (111), la Germania (113) e il Regno Unito (116).
Via wallstreetitalia
C’è voluta un’intera giornata di negoziati e poi, nel cuore della notte tra lunedì e martedì a Lussemburgo i 27 ministri del Welfare Ue, tra cui il nostro ministro Maurizio Sacconi, sono riusciti a varare il compromesso sull’orario di lavoro fissandolo a 48 ore settimanali a meno che lo stesso lavoratore dipendente decida di andare oltre e in questo caso potrà raggiungere le 60/65 ore settimanali.
Insomma è stato raggiunto un accordo molto elastico, che lascia ampie possibilità di deroghe agli Stati dell’Unione Europea, sull’orario di lavoro la nuova legislazione rivede la direttiva del 1993 dove il limite era già fissato sulle48 ore settimanali ma alcuni Stati, e in particolare modo l’Inghilterra, avevano ampie possibilità di deroghe denominate "opt out", così le aziende facevano firmare ai nuovi assunti una liberatora che li esulava dagli obblighi della direttiva, premesso che questa possibilità rimane ancora in auge, ma il lavoratore non potrà più firmare l’"opt out" nel primo mese di impiego, né potrà essere discriminato se si rifiuta di farlo.
Questo accordo ha i suoi punti positivi e negativi ma che sono, a mio parere, a vantaggio per le aziende, mentre per i lavoratori cambia poco, forse nulla. In ogni modo io sono per le classiche 40 ore settimanali pari a 8 ore al giorno dal lunedì al venerdì, straordinari esclusi e basta.
Un faticoso compromesso tra i 27 Paesi dell’Unione europea ha permesso di dare il via libera a Lussemburgo alla direttiva sull’orario di lavoro, dopo anni di tentativi falliti. Ora la battaglia, tuttavia, sembra spostarsi al Parlamento europeo, dopo le critiche già avanzate dai sindacati che hanno giudicato la norma «inaccettabile», e le riserve dei partiti della sinistra. L’intesa lascia il limite massimo di lavoro settimanale a 48 ore a meno che lo stesso lavoratore scelga altrimenti (opt out). In questo caso, comunque, la durata massima del lavoro settimanale potrà raggiungere le 60 o al massimo 65 ore.
Via corriere
Molti di noi hanno invidiato i nostri professori, che fanno il loro dovere con poca fatica e in più hanno parecchi pomeriggi liberi e tre mesi di ferie all’anno, insomma viene considerato un lavoro che tutti vorrebbero, però c’è il roverscio della medaglia, cioè che percepiscono stipendi molti inferiori alla media europea 27.500 euro lordi all’anno contro i 40.000 euro lordi della media UE.
Per ovviare a questo problema, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, ha imposto l’obiettivo di aumentare gli stipendi dei professori, in base alla regola della meritocrazia, però non sarà facile per non dire impossibile, in quanto di professori in Italia sono parecchi, circa 230.000, e i soldi per questi non si sa dove li reperirà? dal tesoretto? con nuove tasse? con un miracolo? no non si può!
Bisogna prima mettere a posto i conti e dopo si vedrà, ma adesso ci sono troppe spese e non si può pretendere di fare i salti mortali con il rischio di aumentare il debito pubblico e ritornare con i problemi di 5 anni fa!
Li hanno sempre considerati degli scansafatiche: tre mesi di vacanze l’anno, pomeriggi in buona parte liberi, poi arriva il ministro Gelmini e per la prima volta dice quello che da anni loro si aspettavano di sentirsi dire: «Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse».
Via lastampa
A Francoforte, in Germania, hanno festeggiato i 10 anni di vita della BCE ed erno presenti tutti i ministri dell’economia della UE e hanno aproffittato per fare una analisi della situazione economica del proprio paese, ma a tenere banco erano l’Italia e la Francia che sono i paesi con il deficit più in rosso e il presidente della UE, Jean-Claude Juncker, ha sottolineato che tutti i paesi devono avere i conti in pareggio entro il 2012, anche se il mercato attuale non permette all’economia europea di crescere.
In ogni modo l’Italia dopo tre anni di purgatorio è uscita dalla procedura d’infrazione per deficit e Jean-Claude Juncker si è congratulato con il nostro ministro dell’economia, Tremonti, peccato che il merito sia da imputare esclusivamente a Prodi e a Padoa-Schioppa.
In ogni modo per poter rispettare questa scadenza il governo dovrebbe diminuire parecchio la spesa pubblica e cominciare a fare sul serio!
Ieri a Francoforte Jean-Claude Juncker, il suo presidente, l’ha detto chiaro: «Tutti i Paesi che ancora non hanno raggiunto l’equilibrio dei conti pubblici dovranno farlo entro il 2012 e indipendentemente dall’andamento del ciclo economico».
Via sole24ore
A novembre la Commissione Europea prevedeva per l’ economia italiana una crescita nel 2008 dell’ 1,4%. A febbraio erano state riviste le valutazioni e dimezzato la previsione allo 0,7%. Oggi esce invece un’ ulteriore aggiustamento (forse definitivo) che valuta le possibilità di crescita dell’ economia del nostro paese ad un modestissimo 0,5% (più credibile delle versioni precedenti, se si considera che nella relazione unificata del governo si parla di 0,6%).
Il motivo di tali revisioni al ribasso è probabilmente dovuto ad un trimestre gennaio-febbraio-marzo più “roseo” di quelli che saranno i successivi mesi dell’ anno, per i quali si prevede crescita piatta.
Sempre la Commissione Europea auspica una crescita nell’ anno 2009 dello 0,8. C’è da aspettarsi di peggio?
Ammonta 408 milioni di euro il passivo registrato nel saldo commerciale coi paesi esteri a febbraio 2008. Notevole passo avanti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il cui deficit ammontava a 1869 milioni di euro: si registra un aumento delle esportazioni fino a 31.420 milioni (+10,9%) ma anche delle importazioni che crescono fino a 31.828 milioni di euro, corrispondenti a +5,3%.
Se si restringe il campo ai soli paesi dell’ Unione Europea si registra invece una notevole impennata: attivo di ben 905 milioni, contro il passivo di 125 di un anno fa.
Dati Istat
La Corte europea di giustizia del Lussemburgo ha condannato l’Italia per la tardiva e quindi non corretta applicazione della direttiva volta a prevenire le ripercussioni negative sull’ambiente derivanti dalle discariche di rifiuti.
L’Italia, precedentemente, era stata deferita ai giudici Ue dalla Commissione.
La vertenza è nata da un esposto della Commissione europea che ha chiesto di dichiarare non conforme alle norme comunitarie il decreto legislativo 13 gennaio 2003, con il quale il governo ha trasposto nell’ordinamento nazionale le disposizioni della direttiva 1999/31. Cosa ha detto la Commissione?
“Il decreto legislativo n. 36/2003 prevede che le regioni debbono elaborare e approvare un programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche e fissa anche le scadenze da rispettare ai fini di una riduzione graduale di tali rifiuti nelle discariche. Fissa inoltre le regole relative al trattamento delle discariche preesistenti, stabilendo le regole per l’adeguamento delle stesse.”
Tradotto per noi profani:
L’Italia applica alle discariche nuove il trattamento più favorevole, previsto per le discariche preesistenti, al contrario di quanto previsto dalla direttiva. Anche per i rifiuti pericolosi, le regole transitorie previste non sono state applicate alle discariche preesistenti mentre sono state applicate solo per quelle nuove, sempre in contrasto con la normativa comunitaria.
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