La AIG è uno dei colossi americani dell’assicurazione con milioni di polizze vendute, si è trovato con più di 1.000 miliardi di dollari in passivo a bilancio e questo è successo in breve tempo, e questa situazione fa pressupporre che la American International Group Inc. abbia fatto delle manovre speculative che le sono ritorte contro, in quanto le assicurazioni, a differenza delle banche, non falliscono quasi mai.
Questa bancarotta ha messo in crisi l’economia americana e il governo USA per evitare il peggio ha dovuto rilevare l’80% dell’AIG e in più la FED ha dovuto mantenere i tassi di interesse al 2%, anche se prima aveva intenzione di aumentarli, però il presidente Bernanke ha voluto sottolineare che non ha alcuna intenzione di salvare tutti e che questo caso è particolare vista la “stazza” di questo colosso assicurativo.
In ogni modo la non passa giorno che ci ritroviamo con una notizia allarmante che riguarda l’economia americana il che viene da pensare che prima o poi verrà fuori una crisi peggiore del 1929 visto che in quell’anno fallirono migliaia di piccole banche mentre nella situazione attuale sono le grosse banche ad essere coinvolte il che è peggio.
Con una mossa senza precedenti la Fed evita in extremis il fallimento di Aig, accordandole un finanziamento da 85 miliardi di dollari. Il piano si salvataggio, orchestrato ancora una volta da banca centrale Tesoro e appoggiato dal presidente George W. Bush, prevede inoltre che il colosso assicurativo passi sotto il controllo del Governo.
Via wallstreetitalia
Dopo le dichiarazioni del presidente della FED, Bernanke, che aveva detto che per far fronte all’inflazione che ha raggiunto livelli altissimi, a maggio sono sui 5,5%, devono aumentare i tassi di interesse, e aveva anche sottolineato che l’economia americana non è a rischio, così il dollaro ha ripreso fiducia e ha cominciato a rialzare la testa nei confronti della moneta europea.
L’euro passa 1,5597 dollari rispetto a i 1,5711 di ieri, bisogna vedere come reagirà il mercato americano, se reagirà bene allora potrebbe succedere che il dollaro recuperi bene e in questo modo ci guadagneremo tutti e il prezzo del petrolio tenderà a scendere.
Dollaro sempre piu’ forte nei confronti dell’euro dopo le dichiarazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke. Il dollaro quota a 1,5597 contro euro rispetto alla chiusura dei mercati europei a 1,5711
Via ilsole24ore
L’Euro ormai si sta comportando come un rullo compressore, adesso il dollaro vale 1,58 €, il cammino trionfale della moneta europea è dovuto al caro petrolio e alla recessione americana, nonostante la FED continui a tagliare i tassi di interesse in modo da risollevare l’economia e quindi sostenere la crescita economica.
Con questi valori l’Europa farà ancora più fatica a esportare i prodotti, il che significa che l’export sarà molto basso, e quindi la crescita dell’economia Europea sarà molto risicata, senza considerare quelli che guadagnano con internet a livello pubblicitario, per esempio Adsense paga solo in dollari il che significa meno soldi in euro.
Però c’è l’altro verso della medaglia, cioè maggiore import a prezzi molto convenienti sia a livello industriale sia a livello privato, i viaggi in America, i prodotti tecnologici, e tanto altro costeranno ancora meno.
Nelle prime contrattazioni sulla piazza europea la moneta unica si spinge sui massimi di un mese contro il dollaro, superando la soglia di 1,58 dollari già testata ieri
Via wallstreetitalia
Quando il petrolio aveva sforato la quota di 100 dollari a barile, gridavamo allo scandalo e molti auspicavano ad un imminente ribasso, invece la tendenza ad aumentare si è sempre fatta più insistente, oggi il petrolio è quotato a 121 dollari a barile.
Il problema principale di questi continui aumenti è dovuto al fatto che l’inflazione la fa da padrone nel mondo e la recessione americana non favorisce la situazione nonostante il taglio dei tassi da parte della FED, e in più l’Europa non è messa meglio.
Per calmierare questa impennata dei prezzi la OPEC dovrebbe aumentare la produzione del greggio, ma non ha alcuna intenzione di farlo e la possibilità che il prezzo del petrolio passi a 200 dollari a barile, diventa alquanto fattibile entro nel 2009 in base alla previsione di Arjun N. Murti, analista di Goldman Sachs.
Se questa previsione si avvererà, sarà l’inizio di un cataclisma che farà parecchie vittime, e ci troveremo parecchie famiglie in strada.
I prezzi del petrolio potrebbero salire tra i 150 e i 200 dollari al barile nell’arco dei prossimi due anni. È quanto prevede Arjun N. Murti, analista di Goldman Sachs. Stando all’esperto, che nel marzo 2005 aveva previsto una «super impennata» delle valutazioni tra i 50 e i 105 dollari al barile, i colli di bottiglia dal lato dell’offerta non permetteranno di soddisfare la crescente domanda dai paesi in via di sviluppo. Le previsioni di Goldman Sachs giungono in concomitanza con il raggiungimento degli ennesimi record. Il petrolio, infatti, non arresta la corsa salendo a New York fino a 120,93 dollari ed a Londra a 119,07.
Vai sole24ore
In pochi giorni una nota banca americana, la Bear Stearns, si dichiara quasi sull’orlo del fallimento, vittima eccellente della crisi dei mutui subprime. Dai conti della banca emergono passività intorno ai 30 miliardi di dollari.
La situazione è drammatica, la Fed (Banca Centrale Americana) si muove nell’ottica del salvataggio, quando JP Morgan, nota banca di investimento americana, decide di fare un’offerta.
Fino a qui sembra una situazione normale, relativamente, una banca si trova in difficoltà a causa di una situazione incerta in america, si trova sull’orlo del fallimento e la Fed si propone di “dare una mano” prestando dei soldi quasi a fondo perduto. Una grande Banca d’affari si propone di rilevare la banca sull’orlo del fallimento (mantenendo il prestito della FED) e offrendo un tot ad azione.
Tutto normale?
No..
Qui spunta fuori l’anormalità, Bear Stearns è in difficoltà, verissimo, ma ha un know how e un portafoglio clienti enorme e appetibile, l’offerta di JP Morgan sfiora il ridicolo, 2 dollari ad azione. Cosa succede quindi? Il mercato risponde negativamente, i dipendenti di Bear Stearns anche, la banca rischia di peggiorare ulteriormente la sua già difficile situazione.
Alle polemiche che si sono sollevate JP Morgan risponde quintuplicando l’offerta fatta, arrivando quindi a offrire 10 dollari per ogni azione della Bear Stearns.
Ora, la situazione è paradossale, abbiamo un’azienda sull’orlo del fallimento, con un valore apparente pari a zero ( vedere la prima offerta di JP Morgan), che però poi sembra invece valere molto di più (vedere seconda offerta di JP Morgan), qualcosa non quadra…staremo a vedere…
Ovviamente questa è una versione semplificata e accessibile, per approfondimenti:
Corriere della Sera
FinanzaOnLine
NewYorkTimes
Oggi la FED dovrebbe, in base alle previsioni, tagliare di un ulteriore punto percentuale in modo da ridare fiato all’economia americana che rischia di entrare in piena recessione.
Di contro la BCE è sempre più ferma nella sua decisione di non seguire la decisione della FED, in quanto il suo modus operandi è quello di contrastare l’inflazione e per farlo non può abbassare i tassi.
La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea devono seguire due realtà diverse, ma dovrebbero aiutarsi a vicenda in quanto l’economia europea dipende da quella americana, quindi se la Fed taglia di 1 punto, la Bce dovrebbe seguire l’esempio ma in maniera più moderata cioè tagliare di un quarto di punto.
Ovvio che prima di applicare bisogna ponderare il più e il meno, sicuramente avranno un simulatore che valuta queste problematiche, ma un piccolo taglio per testare la situazione potrebbero farlo!
La FED e’ intervenuta con una decisione straordinaria nel fine settimana al fine di evitare il panico sui mercati finanziari alla riapertura delle contrattazioni, tagliando di 0.25 bp il tasso di sconto, portandolo cosi’ al 3.25%.
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Rispetto al 2007 c’è stato un incremento del 90% di pignoramenti, questa situazione problematica è da imputarsi ai clienti subprime cioè quelli inaffidabili in materia creditizia.
Purtroppo, in USA, ci sono stati troppi operatori del credito al consumo che hanno approfittato della buona fede dei cittadini americani, proponendo condizioni, al momento vantaggiose, ma che a lungo termine risultavano troppo onerose causando di fatto l’impossibilità di pagare la rata mensile e quindi il pignoramento finale.
Non credo che succederà in Italia, in quanto la situazione economica attuale non ci permette di stipulare dei mutui in quanto non sarebbe vantaggioso anzi si pagherebbe troppo di interessi!
“Drammatico rialzo per il calo dei prezzi immobiliari. Molti mutuatari non riescono piu’ a far fronte al pagamento delle rate di mutuo, dopo il brusco innalzamento dei tassi d’interesse. Ai massimi i casi di insolvenza fra la clientela subprime. Boom dei pignoramenti immobiliari negli Usa a gennaio. Hanno segnato un balzo del 90% a quota 45.327 rispetto allo stesso periodo del 2007.”
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Si noti la differenza tra l’economia americana, europea e australiana, con i tassi Usa al 3% contro il 4% di europa e il 7% di australia, non so chi sia messo peggio, ma sicuramente noi europei siamo in una via di mezzo tra inflazione e recessione l’incertezza la fa da padrone e non si sa se la BCE decida di tagliare o di aumentare.
La banca centrale australiana ha aumentato oggi il suo tasso ufficiale per i contanti di un quarto di punto, al 7%.La decisione aggravera’ ulteriormente la pressione su centinaia di migliaia di famiglie, gia’ in difficolta’ con il mutuo della casa. I tassi di interesse sono ora al livello massimo dal 1996, dopo 11 incrementi consecutivi. L’aumento era ampiamente previsto dagli economisti come risposta all’inflazione.
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Tagliando a sorpresa il tasso sui Fed Funds di 75 centesimi lo scorso martedì, la Federal Reserve aveva segnalato ulteriori significativi rischi per la crescita, spingendo i mercati a scommettere su un nuovo allentamento di mezzo punto percentuale
La Fed sta cercando di evitare una situazione critica: negli Stati Uniti una larga fetta dei mutui a tasso variabile rimoduleranno le rate nel primo semestre dell’anno per adeguarle al nuovo livello dei tassi. L’istituto agisce così per dare un aiuto concreto alle famiglie e ai mutuatari che rischiano di perdere le proprie case.
Più rilevante è che la Fed abbia lasciato intendere che quella di ieri sera non sarà l’ultimo taglio, e che anzi lo stesso tipo di operazione potrebbe essere ripetuta a breve scadenza.
Adesso la situazione economica europea potrebbe volgersi al meglio con il taglio dei tassi di interesse da parte delle BCE, in sostanza Trichet dovrebbe seguire l’esempio del suo collega di oltreoceano e tagliare entro il prossimo mese almeno di un quarto di punto in modo da ridare fiato alle famiglie indebitate a causa del mutuo e quindi risollevare l’economia.
“In sintonia con l’attesa prevalente sui mercati la Federal Reserve ha deciso una riduzione di mezzo punto del tasso di riferimento Usa, portandolo al 3,00%. “
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In linea alle attese di mercati finanziari e analisti il direttivo dalla Banca centrale europea riunito oggi ha optato per una conferma dei tassi di riferimento della zona euro.Il tasso minimo sul rifinanziamento principale resta così a 4,00%.