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May 11th, 2012 - 10:00

Gli emendamenti Castro-Treu alla riforma del lavoro

Articolo scritto da Davide Piacenza


Una modifica proposta alla manovra sul lavoro interessa direttamente i lavoratori parasubordinati (che in Italia sono 1 milione e mezzo) ed in particolare i collaboratori a progetto – o co.co.pro: gli emendamenti presentati alla commissione Bilancio da Treu (Pd) e Castro (Pdl) prevedono un salario minimo per questa categoria.

Il disegno dei senatori stabilisce che la paga dei co.co.pro dovrà presentare un valore di importo base determinato per legge e stabilito a cadenza regolare da decreti ministeriali. Questo valore sarà calcolato a partire da un rapporto fra quello medio delle paghe minime degli autonomi e la media di retribuzione dei contratti di tipo collettivo.

Tuttavia, tutti i lavoratori parasubordinati - co.co.pro , saranno interessati  da rinforzo del cosiddetto importo “una tantum”, già peraltro in vigore, l’assegno corrisposto in caso di perdita del posto: chi lavora per un periodo tra i sei mesi ed un anno avrà diritto ad una cifra di seimila euro.

La proposta prevede che la risoluzione descritta venga  posta in essere sperimentalmente per un periodo di tre anni, finiti i quali l’esecutivo si consulterà per decidere, eventualmente, di allargare il bacino di lavoro destinatario di quella che mira a diventare una mini-Aspi, ad iniziare dal settore dei parasubordinati,.

Il disegno prevede anche un giro di vite sulle cosiddette false partite Iva (ovvero quelle di chi ha un reddito annuale lordo inferiore ai 18mila euro): chi dichiarerà meno della cifra spartiacque sarà considerato oggetto di un rapporto di lavoro di tipo subordinato.

Altri punti interessanti dell’emendamento giunto al Senato sono l’introduzione del voucher nei rapporti fra imprese commerciali, studi professionali e committenti, la regola anti-frode sull’articolo 18 e la liberalizzazione dei job-on-call per le persone con meno di 24 anni e più di 55.

1 Commento to “Gli emendamenti Castro-Treu alla riforma del lavoro”

  1. Credo che i politic-tecnici dovrebbero travestirsi, mischiarsi tra il popolo e ascoltare i commenti. Una volta c’era un tizio di nome Menenio Agrippa che aveva capito tutto, solo che chi comanda non si ricorda. Condannare chi ha sfruttato i dipendenti con false partite iva, con le false assunzioni, con tutto il marciume che nasconde il precariato. Dare dignità al lavoratore, togliere loro l’ansia e la preoccupazione di trovarsi da un momento all’altro sulla strada. Dare garanzie. E questo è la politica che deve farlo.
    Non si butta tutto dentro al calderone, un giro di manovella e poi con una canna da pesca tirare su quello che viene. La vita delle persone è preziosa, e questo qualcuno se l’è dimenticato. Solo ora si accorgono che il lavoro non gira, non si spende, ma nella mia ignoranza, se vuoi che il popolo spenda devi dargli i mezzi per farlo. Se tagli le pensioni, non crei lavoro, aumenti le tasse, mi dici cosa vado a comprare per far girare l’economia? Io e mio marito con 1.600 € al mese, con un mutuo da pagare, cosa vuoi che mi resti per fare girare l’economia. E quelli che hanno meno di noi?

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