Nonostante le assicurazioni del governo americano. Nonostante le rassicurazione della UE e del nostro governatore Draghi, la crisi USA (ex mutui subprime) continua a mietere danni. Un vero virus finanziario (firus: financial virus), che pare non essere marginabile.
Secondo una recente stima del New York Times sarebbero almeno 150 gli istituti a rischio su un totale di 7.500 a livello nazionale. Una lista delle 90 banche più esposte era stata compilata già in primavera dalla Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia governativa che fornisce assicurazioni sui depositi bancari. La classifica, che potrebbe essere allungata al prossimo aggiornamento in agosto, non includeva IndyMac tra gli istituti più a rischio. (via la7)
Ma è proprio la stessa banca IndyMac che nei scorsi giorni è stata protagonista di un pesante fallimento. E a seguire altri due istituti minori, che sono state inglobate in questi giorni nella Mutual of Omaha Bank.
Arriverà una ulteriore ondata di crisi anche sul mondo bancario italiano? Cosa possiamo fare affinche i nostri mutui non schiaccino ulteriormente gli stipendi, già tartassati da ogni tipo di tassa?
foto originale by Ice Blade
Il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo record: 1661 miliardi di euro…
Nel frattempo le entrate fiscali, come accade del resto da un paio d’anni a questa parte, continuano a registrate notevoli incrementi.
Mentre accade tutto questo, i consumi delle famiglie italiane, in difficoltà a causa dei continui aumenti dei generi di prima necessità e dei carburanti, calano in termini reali attestandosi ad un valore pari, circa, a quello del 2002.
Continuando questo simpatico elenco, non credo si debba dimenticare quanto affermato dal Governatore della Banca d’Italia: Draghi, il quale ha reso noto che, sempre in termini reali, gli stipendi degli italiani sono tornati al valore che potevano avere 15 anni fa.
Ora, da profano dell’economia mi chiedo: se gli italiani spendono meno e vengono pagati poco, se le entrate fiscali sello Stato continuano ad aumentare; si può sapere, tornando al debito pubblico, chi spende tutti quei soldi?
Sarà populismo, però se la matematica non è un’opinione e non si fa altro che leggere di tagli a qualsiasi ministero, di tagli alla camera, di tagli alla scuola ed alla sanità, a quel punto vorrei davvero che qualcuno ci spiegasse chi è quel genio, (sarà il solito grande vecchio o i poteri forti???) che si sta prendendo gioco di noi.
P.s. intanto, anche oggi la nostra cara Alitalia perderà 2,36 milioni di €…
Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha evidenziato un problema che sta attanagliando il popolo italiano, cioè che gli stipendi sono fermi a 15 anni fa e il peggio è che il costo del lavoro è aumentato, insomma l’inflazione attuale ha fatto crescere i prezzi causando una diminuizione dei redditi pari al 3% il che sta facendo calare i consumi.
Purtroppo c’è poco da cambiare, in quanto le imprese italiane hanno sul groppone il costo del lavoro che è aumentato del 30%, ma l’analisi non si ferma qui, se confrontiamo questi dati con quelli dei paesi della Ue, vediamo che noi siamo messi molto peggio, e questo vuol dire che bisogna muoversi per poter far fronte a questo problema e solo il governo può farlo, deve infatti cominciare a defiscalizzare i nostri stipendi e cominciare a spendere meno, ma purtroppo i nostri politici fanno orecchie da mercante oppure fanno delle cappelle come la "Robin Tax" che di fatto è una arma a doppio taglio che ricadrà, in maniera negativa, sui cittadini italiani.
Insomma per poter svegliare questa Italia che sta andando in coma, il governo deve lasciare perdere i tesoretti, le intercettazioni, la Carfagna e altre cose che non servono a nulla e quindi cominciare a risolvere i VERI problemi, ma so che questa è vera utopia italiana.
I salari in Italia sono fermi a quindici anni fa ma il costo del lavoro aumenta piu’ che negli altri paesi europei. E’ la fotografia scattata dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento all’assemblea dell’Abi. Le retribuzioni unitarie medie dei lavoratori dipendenti, osserva, "non sono oggi molto al di sopra del livello di quindici anni fa". Nel frattempo, il costo del lavoro per unita’ di prodotto nell’economia "e’ aumentato di oltre il 30%, contro il 20% in Francia e il pressoche’ nulla della Germania".
Via iltempo
L’orecchio umano pare sia tristemente abituato a subire continuamente sollecitazioni. Il silenzio totale è scomparso. Lo possiamo trovare nel mezzo dei deserti africani o sotto l’oceano. Oppure nell’asetticità di una camera insonorizzata. Un organo maltrattato e non abituato alle quiete totale, tanto da far temere il silenzio stesso.
Ci sono però campanelli dall’allarme che ogni tanto scattano, come per dire “ma che ca**o sta succedendo?”… a me ne è scattato uno ieri sera. Colpa del televisore? No, non era molto alto. Colpa di quello che è uscito dal televisore, semanticamente parlando. Colpa di una società che secondo me è proprio andata a pu**ane (scusate la parola andata…).
Il soggetto di questo scompiglio: un giocatore del Barcellona di nome Eto’o. Camerunense di nascita Samuel Eto’o Fils è un classe 1981. Dal prossimo anno potrebbe trovarsi in tasca 6 MILIONI DI EURO netti all’anno, senza contare eventuali sponsor e guadagni non legati al Milan!
L’affare dovrebbe andare in porto sulla base di 31 milioni di euro, che finiranno nelle casse dell’Arsenal. Al giocatore contratto di 5 anni, a 6 milioni a stagione. (via quotidiano net)
Non so se le vostre orecchie e i vostri cervelli si sono ormai congelati e abituati a tutto ciò. A me sinceramente non va bene. 6.000.000 € all’anno, netti. Sono 500.000 € (cinquecentomila euro) netti al mese. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Praticamente 16.438 € al giorno netti. Ma vi rendete conto?
Mi spiego meglio. Se il nostro amico, preso come capro espiatorio ma alla pari di moltissimi altri giocatori di calcio, lavorasse 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana (24/7) per ogni giorno dell’anno, il suo guadagno orario sarebbe di 684,93 € netti. Se invece ipotizziamo 6 ore di allenamento al giorno, per 300 giorni, beh allora ogni ora viene pagata circa 3.333 €. Non male per tutti coloro che si propone a 100€ lorde orarie per svolgere servizi informatici di alto livello, si sente rispondere di essere cari!!!
Ma voi cosa ne pensate?
foto di Luca Cherubin
Molti di noi hanno invidiato i nostri professori, che fanno il loro dovere con poca fatica e in più hanno parecchi pomeriggi liberi e tre mesi di ferie all’anno, insomma viene considerato un lavoro che tutti vorrebbero, però c’è il roverscio della medaglia, cioè che percepiscono stipendi molti inferiori alla media europea 27.500 euro lordi all’anno contro i 40.000 euro lordi della media UE.
Per ovviare a questo problema, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, ha imposto l’obiettivo di aumentare gli stipendi dei professori, in base alla regola della meritocrazia, però non sarà facile per non dire impossibile, in quanto di professori in Italia sono parecchi, circa 230.000, e i soldi per questi non si sa dove li reperirà? dal tesoretto? con nuove tasse? con un miracolo? no non si può!
Bisogna prima mettere a posto i conti e dopo si vedrà, ma adesso ci sono troppe spese e non si può pretendere di fare i salti mortali con il rischio di aumentare il debito pubblico e ritornare con i problemi di 5 anni fa!
Li hanno sempre considerati degli scansafatiche: tre mesi di vacanze l’anno, pomeriggi in buona parte liberi, poi arriva il ministro Gelmini e per la prima volta dice quello che da anni loro si aspettavano di sentirsi dire: «Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse».
Via lastampa
L’Istat ha rilevato che nonostante l’occupazione si invariata, gli stipendi lordi dei dipendenti sono calati del 5% su base stagionale, anche se dice, in caratteri grandi che gli spipendi sono aumentati del 10,9% su base annua, ma questo dato non dice tutto in quanto ci sono 2 giorni in meno di lavoro rispetto all’anno precedente.
Insomma a parità di giorni lo stipendio è cresciuto, e questo valo solo per quei lavoratori delle grandi aziende, chissà come sono messi i dipendenti delle piccole aziende, forse stanno peggio.
In ogni modo Istat o no, non dobbiamo affidarci a queste statistiche che non focalizzano per bene la situazione economica dell’Italia, cioè che facciamo troppa fatica a soppravvivere a fine mese, 10 euro in più in busta paga non cambia la vita a nessuno!
Le retribuzioni lorde per ora lavorata nelle grandi imprese hanno registrato a marzo un aumento del 10,9% su base annua a fronte di una diminuzione congiunturale del 5%.
Via agi
Oggi il Governo Berlusconi presenterà il testo relativo alla detassazione degli straordinari, che consiste in una aliquota pari al 10% con un limite di 3.000 euro per importi soggetti a detassazione per i dipendenti aventi reddito lordo 2007 fino a 35.000 euro e verrà applicata in via sperimentale da giugno a dicembre 2008 e vale solo per l’impiego privato, tuttavia stanno valutando di estendere questa operazione anche per il pubblico.
Insomma con questa detassazione un lavoratore dipendente che guadagna al mese 1.300 euro lordi, se in un anno fa 250 ore di straordinario, attualmente prenderebbe 1.594 in più all’anno, mentre con l’aliquota fissa del 10% avrebbe ben 1.965 euro, considerando che verranno detassati anche i premi di produzione, si avrà un buon guadagno annuale.
Insomma, conti alla mano, è una operazione che costerà parecchio allo stato ma permetterà di rafforzare il potere di acquisto che si era indebolito troppo, ma prima di esultare bisogna vedere questi 6 mesi di prova e valutare la convenienza di questa operazione!
Un’aliquota secca del 10% per tutte le parti variabili del salario legate alla produttività, con un "tetto" di 3mila euro per gli importi complessivamente soggetti a detassazione per i lavoratori con un reddito lordo 2007 fino a 35mila euro. La misura, che sarà applicata in via sperimentale per sei mesi, da giugno a dicembre, costerà 1 miliardo.
Via sole24ore
In base ad un rapporto della caritas, sono aumentate le persone che chiedono aiuto alla caritas per quanto riguarda il mangiare, e i nuovi sono gli impiegati ministeriali, dove con il loro stipendio non riescono ad arrivare a fine mese e sopratutto se devono mantenere la famiglia e sono costretti ad andare nei posti dove la caritas distribuisce alimenti oppure vanno a mangiare nella mensa dei "poveri".
Questa situazione "fotografa" la povertà in crescendo dell’Italia a causa dell’inflazione galoppante tra mutuo/affitto, bollette, benzina, cibo è praticamente impossibile risparmiare e aumentano casi dove si fa ricorso agli aiuti della caritas per poter tirare avanti. Se poi capita una situazione istostenibile tipo una malattia, una grossa multa, la morte di un componente della famiglia ecco che arriva il patatrack.
Sarà difficile trovare una soluzione immediata per risollevare l’economia italiana, ci vuole tempo per risanarla!
I dati ancora non li hanno messi nero su bianco, perche’ le parrocchie ancora li devono trasmettere, ma un fatto e’ certo: a chiedere aiuti economici o alimentari alla Caritas diocesana o ad altri centri religiosi non sono piu’ e solo i ’senzatetto’, i nullatenenti, ma impiegati minisgteriali, comunali e lavoratori di vari ceti sociali. Insomma sono i cosiddetti ‘nuovi poveri’: famiglie dove non lavora solo uno dei coniugi, ma anche due. Famiglie pero’ che con la crisi economica non riescono piu’ ad arrivare alla terza settimana del mese, perche’ i soldi finiscono prima.
Vai agi
Una dei peggiori profili della crisi economica italiana è quella degli stipendi. Il loro potere di acquisto negli ultimi tre anni è calato in modo impressionante e ce chi si lamenta urlando che il proprio stipendio si è nominalmente fermato (anche) al 2005.
Le masse proclamano aumenti degli stipendi ma dall’Europa arrivano moniti. Attenzione: se aumentate gli stipendi ne guadagnerà solamente la famelica inflazione. Il classico cane che si mangia la coda: il Governo impone aumenti contrattuali, le aziende aumentano il costo dei prodotti… e avanti così.
Il punto di arrivo potrebbe essere idealmente l’Argentina, coinvolta in una crisi monetaria che tutti sicuramente ricorderete. E a farne le spese non sono chi comunque continua a vivere bene, ma chi già adesso non arriva, non a fine mese, ma nemmeno al paradossale venti! Ha voglia il Corriere a dire:
Potere d’acquisto degli stipendi: Milano e la Lombardia fanno da battistrada. Purtroppo in negativo. Nel 2007 rispetto al 2006 in regione è diminuito in media il potere d’acquisto delle retribuzioni dello 0,3 per cento. Penalizzati soprattutto i dirigenti. [...] Dirigenti in crisi - A Milano e in Lombardia gli stipendi reali dei dirigenti (al netto dell’inflazione) si sono ridotti del 3,4 per cento. A livello nazionale il fenomeno è più contenuto: le retribuzioni dei manager hanno perso l’1,8 per cento [...]
Un dirigente eventualmente può rinunciare a una cena di pesce, o ad una uscita in barca. Ma un’operaio monoreddito può rinunciare al piatto per la figlia?
AAA. Cercasi soluzioni! Nel frattempo riflettiamo sull’immagine allegata…
Cosa sono i gruppi d’acquisto?
I gruppi di acquisto sono formati da consumatori, in questo caso famiglie, che decidono di unirsi per acquistare all’ingrosso i prodotti alimentari, o le l’energia, per poi redistribuirli all’interno del gruppo.
Perchè creare un gruppo d’acquisto?
Le motivazioni che spingono a creare un gruppo d’acquisto sono la maggior parte delle volte economiche, dal momento che acquistare direttamente dai produttori, anziché nei supermercati, significa risparmiare sui prezzi dei prodotti. In alcuni casi, però, la motivazione può essere ascritta a ragioni etiche, con la preferenza che si riserva ad articoli ottenuti nel rispetto dell’uomo e della natura (in questo caso si parla di gruppi d’acquisto solidali).
Oggi spiego brevemente, prendendo spunto da un’articolo apparso sulla Stampa, i vantaggi e gli svantaggi della creazione di gruppi d’acquisto condominiali per la spesa e per l’energia.
Cominciamo dalla spesa:
Le famiglie che decidono di prendere parte a questi gruppi d’acquisto hanno come obiettivo primario il risparmio sulla spesa. Per ottenere uno sconto si preferiscono canali d’acquisto primari, quindi senza intermediari, ad esempio contattando direttamente i produttori agricoli. In questo modo si bypassano tutta una serie di costi, detti di intermediazione, che gravano come un macigno sul prezzo pagato dal consumatore finale.
Si crea un comitato di persone con un rappresentante che settimanalmente si occupa di creare una lista dei beni necessari alle famiglie e di reperire i soldi. Fatto ciò si reca dal venditore e compra all’ingrosso i beni precedentemente richiesti.
Vantaggi
- Prezzi più economici della merce (senza rincaro) in quanto si compra direttamente dal produttore.
- Risparmio sulla spesa: comprare in grosse quantità permette di accedere a sconti e promozioni.
- Risparmio di tempo e di carburante per fare la spesa
Svantaggi
- Si acquista senza vedere direttamente la merce
- Delega dell’acquisto
Passiamo ora alle bollette:
Con la liberalizzazione dell’energia, da luglio scorso, è possibile cambiare fornitore e quindi sottoscrivere un contratto diverso rispetto al precedente. Se più persone si uniscono, è possibile acquisire forza contrattuale e ottenere condizioni più vantaggiose che magari non sarebbero concesse se richieste da singolo utente.
Esempio per il gasolio:
Mentre una fornitura di 2.000 litri di gasolio costa 1,06 €/l, acquistandone una quantità maggiore, ad esempio 10.000 litri, il prezzo scende a 1,03 €/l. In questo modo si saranno risparmiati 270 € in tutto. Se poi si raddoppia il quantitativo ordinato a 20.000 litri, il costo diminuisce ulteriormente e arriva a 1,02 €/l, con un risparmio complessivo di 740 €